Anche se oggi il tema portante, in termini di energia si riferisce al gas, ai prezzi e al caro bollette, dobbiamo considerare che un altro aspetto fondamentale è legato alle reti elettriche, per il ruolo che svolgono in termini di distribuzione e trasmissione dell’energia. Nello specifico, la rete elettrica ricopre un ruolo imprescindibile nella transizione energetica, ma ciò che dobbiamo chiederci è: “qual è la situazione relativa alla trasmissione delle reti di distribuzione dell’energia a livello italiano?”
Riferendoci al nostro paese, è importante ricordare che siamo dotati di un sistema elettrico assolutamente all’avanguardia per ciò che riguarda la funzione di trasmissione e distribuzione energetica. Basti pensare che una delle prime smart grid (un nuovo modello di rete “intelligente” che ottimizza la distribuzione dell’energia elettrica) è stata realizzata proprio in Italia, nel 2015, in occasione dell’Expo di Milano.
Purtroppo, ciò che oggi manca davvero per concretizzare la tanto desiderata transizione energetica, non sono le strutture elettriche per la distribuzione, ma la scarsa diffusione di fonti rinnovabili che, nonostante potrebbero essere ampiamente disponibili, non producono la generazione che ci si aspetterebbe.
In termini strutturali, è necessaria un’attenta pianificazione per capire dove connettere la generazione derivante da fonti rinnovabili. A questo proposito, è importante riconoscere che sono presenti alcuni limiti tecnici. Infatti, per distribuire grosse quantità di energia e potenza derivanti da fonti rinnovabili, è richiesto un elevato livello di tensione.
Considerato il fatto che la potenza elettrica è il risultato del prodotto della tensione per la corrente, e dato che quest’ultima è strettamente dipendente dalla sezione dei cavi che oltre un certo spessore non sono reperibili per motivi tecnico-economici, per ottenere una maggiore potenza ed essere in grado di iniettarla diviene assolutamente necessario collegarsi a una rete ad alta tensione.
È chiaro, quindi, che potenze più modeste si possano collegare a reti con tensioni più basse, ed è quello che accade quando viene distribuita una cospicua quantità di generazione che ha singolarmente potenza piuttosto bassa. In questo caso, ciò che è necessario è semplicemente individuare maggiori punti di connessione, che possono essere rappresentati dalle comunità energetiche, sempre più diffuse anche nel nostro paese.
Premesso che è necessario accettare il fatto che il gas rappresenterà ancora una risorsa necessaria prima di arrivare agli standard di neutralità climatica previsti dall’Europa entro il 2050, le comunità energetiche rappresentano certamente un’opportunità concreta in termini di transizione energetica.
L’Europa, entro il 2030, desidera che il 20% dell’energia prodotta derivi da comunità energetiche; tuttavia, nonostante il nostro paese abbia a disposizione una potenza ben maggiore delle sue reali necessità (la potenza di picco si colloca sui 60 GW), essa è ricavata per il 50% da fonte fossile. Questo significa che, per contare sul supporto delle comunità energetiche e raggiungere gli standard richiesti, sarebbe necessario che queste ultime venissero installate in Italia a decine di migliaia.
Si tratta di un obiettivo irrealizzabile? No, è complesso ma non impossibile. Tra PNRR e altri fondi strutturali, è infatti ragionevole pensare che entro il 2030 si arriverà a 5 GW prodotti da comunità energetiche, la metà del necessario per sostituire l’energia derivante dal fossile. Quest’ultimo, appoggiandosi su un modello centralizzato ed equilibrato in termini di produzione e consumo, assicura piena disponibilità di energia quando richiesta, ma non è eco-sostenibile. Sono essenzialmente complicazioni di natura burocratica a rallentare l’affermazione delle comunità energetiche, ma il futuro e gli aiuti economici garantiranno certamente un boost non indifferente.
Con la generazione distribuita supportata dalle comunità energetiche, ci sarà sempre bisogno della rete elettrica, ma si ridurrà la necessità di trasportare l’energia da grandi distanze (caricando il veicolo elettrico nella colonnina di quartiere della stessa CER), producendo laddove si consuma, senza che la centrale provochi inquinamento perché anche in centro città l’energia sarà tutta derivante da fonti rinnovabili.