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Classe di reazione al fuoco dei moduli fotovoltaici: cos'è?

L’aumento del numero di impianti fotovoltaici durante questi ultimi anni ha portato in  alcune situazioni, ad effettuare installazioni utilizzando il materiale disponibile in quel momento, lesinando a volte sulla qualità.

Per evitare che possano verificarsi degli incidenti legati al rischio che i componenti degli impianti fotovoltaici provochino degli incendi, sono state emanate diverse normative a cui i produttori devono fare riferimento per commercializzare i propri prodotti. Molte di queste riguardano quelle relative ai moduli fotovoltaici e ne parleremo nel dettaglio in questo articolo.

 

Cos’è la Reazione al Fuoco?
 

Prima di tutto è importante specificare cosa si intende generalmente per Reazione al Fuoco. Il decreto  D.M. 3 agosto 2015, la definisce sostanzialmente come una misura antincendio passiva che ha l’obiettivo di limitare l’innesco e la propagazione dell’incendio. In particolare, essa si riferisce al comportamento dei materiali a contatto con il fuoco in un determinato contesto, e alla misura in cui essi partecipano alla propagazione dell’incendio durante i test a cui vengono sottoposti. In poche parole, quanto posso facilitare l’innesco di un incendio (pensiamo ad un corto circuito ad esempio) o possano facilitare la propagazione dello stesso una volta innescato.

Identificare la Classe di Reazione al fuoco di un materiale, significa dunque determinare se è in grado di ritardare o al contrario di incrementare lo sviluppo di un incendio, per capire come e in quale ambiente può essere installato senza causare potenziali danni.

La classificazione di reazione al fuoco di un materiale è attestata da un Certificato emesso da un laboratorio autorizzato, dopo aver effettuato e superato una serie di test.

Per primo il decreto DM 26 Giugno 1984 in Italia, ha stabilito le procedure per classificare i materiali all’interno di queste categorie:

  • 0: materiali incombustibili
  • 1: materiali combustibili non infiammabili
  • 2: materiali combustibili difficilmente infiammabili
  • 3: materiali combustibili infiammabili
  • 4: materiali combustibili facilmente infiammabili 
  • 5: materiali combustibili estremamente infiammabili 

Ad un valore più alto corrisponde una peggiore reazione del materiale alla combustione; quindi più la classe è bassa, tanto migliore sarà il suo comportamento in presenza del fuoco.

 

E i moduli fotovoltaici?

Attualmente in Italia è la norma UNI 9177 (Allegato C alla nota prot. 6334 del 4-5-2012 del Ministero degli Interni) che definisce i parametri a cui i moduli fotovoltaici devono fare riferimento per essere ritenuti idonei ed ottenere la sopracitata Certificazione di Reazione al Fuoco.

Tale normativa ha stabilito nel dettaglio i criteri e i test necessari per definire a quale classe di reazione al fuoco appartengono i materiali che costituiscono i moduli. Sulla base del loro comportamento, e di conseguenza del modulo stesso, a contatto con il fuoco, gli verrà  assegnata la Classe 1 o 2.

A livello internazionale però, i produttori di moduli fotovoltaici fanno riferimento alla norma “standard” IEC 61730, che con i propri test garantisce che il pannello:

  • Non propaghi le fiamme
  • Resista alle combustioni provenienti dall’esterno
  • Non ceda in caso di oggetti incendiati che bruciano sulla sua superficie

Si tratta quindi di una questione più di forma che di sostanza, dato che anche questa certificazione, come quella italiana, garantisce un alto livello di affidabilità dei moduli che la ottengono.

Alla luce di questo, infatti, è stato chiarito dall’associazione TÜV, in accordo con il laboratorio accreditato italiano L.S. Fire Testing Institute Srl, come i moduli fotovoltaici che hanno superato i test ai sensi della norma IEC 91730, possano essere considerati equivalenti alla Classe 2 (materiali combustibili difficilmente infiammabili) della norma italiana UNI 9177.

 

Il rischio incendio e quali prodotti utilizzare

Le Linee Guida dei Vigili del Fuoco, indicano inoltre l’importanza della copertura su cui vengono installati i pannelli, per limitare il rischio di incendio. A tal fine, è bene ricordare che ogni qual volta un edificio soggetto a valutazione di rischio incendio vede modificato qualche elemento (come nel caso di installazione dei pannelli fotovoltaici in copertura) occorre valutare che i moduli fotovoltaici siano certificati alla reazione al fuoco. Tali casi si riferiscono usualmente ad applicazioni commerciali o industriali.

Esistono infatti 3 possibilità di intervento al momento dell’installazione:

  • certificare il pannello in abbinamento alla copertura, valutando quindi i rischi specifici di propagazione dell’incendio in quel determinato contesto;
  • utilizzare un pannello che rientra nella Classe 1 (non infiammabile), ma che ad oggi è difficile trovare in commercio;
  • posizionare tra i due elementi uno strato di materiale con resistenza al fuoco EI 30.

In mancanza di una certificazione della copertura (oppure nel caso di copertura “non incombustibile”) è necessario utilizzare moduli fotovoltaici di classe 1 di reazione al fuoco secondo la normativa Italiana UNI 9177.

 

In conclusione

Nonostante gli impianti fotovoltaici non vengano indicati nelle Linee Guida dei Vigili del Fuoco come “attività soggette a controlli di prevenzione incendi”, la loro installazione può aggravare il rischio sulle coperture già esistenti. È importante quindi, oltre ad assicurarsi di utilizzare moduli certificati in base alle norme sopracitate, anche seguire le consuete norme di buona installazione, tra cui montaggio ad almeno 1 m da lucernai e camini per consentirne un corretto funzionamento e suddivisione dei moduli per mantenere una tensione non superiore ai 50 V.

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