Aumenta di ben 3 punti percentuali la quota di energie rinnovabili in Europa, nel confronto tra 2020 e 2019.
Il dato ufficiale, comunicato da Eurostat, vede un 37% di copertura dei consumi elettrici europei da parte delle energie rinnovabili, contro il 34% del 2019.
In questo articolo vediamo alcuni numeri interessanti, anche per quanto riguarda le rinnovabili impiegate per riscaldamento e raffreddamento e le previsioni per l’energia solare globale nel 2022.
Come comunicato di recente da Eurostat, l’ufficio statistico della Commissione europea, nel 2020 il 37% del fabbisogno elettrico dell’UE è stato coperto da fonti rinnovabili, mentre l’anno precedente il dato si era fermato al 34%.
Un balzo in avanti che, se da un lato conferma un trend in crescita, dall’altro non può non tenere conto anche di quanto accaduto nel 2020, con l’inizio della pandemia da Covid-19 e le conseguenti restrizioni. Misure che senza dubbio hanno influito su una riduzione della domanda.
Nel dettaglio, eolico (36%) e idroelettrico (33%) hanno rappresentato, insieme, oltre i due terzi dell’energia elettrica totale prodotta da fonti rinnovabili. Seguono il fotovoltaico, con il 14%, i biocombustibili solidi (8%) e le altre fonti green rimanenti (8%).
Ma quali sono i Paesi europei più virtuosi? Al primo posto di posiziona l’Austria (il 78,2% dell’energia consumata è stata prodotta dalle rinnovabili), subito seguita dalla Svezia (75%). Oltre a questi, ad aver superato la quota del 50% sono anche:
Una menzione particolare va fatta per Islanda e Norvegia, Paesi che non fanno parte dei Ventisette dell’UE, ma che addirittura hanno prodotto più energia di quella consumata. L’Italia si pone invece nella media europea, attestandosi sul 37%.
Altri dati forniti da Eurostat si concentrano, invece, sulla quota di energie rinnovabili utilizzata per raffreddamento e riscaldamento, rispetto al totale dell’energia impiegata in questo ambito.
In generale, anche qui si assiste a un aumento dal 2020 al 2019, ma la differenza è di un solo punto percentuale: dal 22% al 23%. Nel 2004 eravamo fermi al 12%.
Tra gli Stati membri, in questo caso, è la Svezia a primeggiare su tutti, con il 66% di energia rinnovabile usata per riscaldamento e raffreddamento (in particolare grazie a biomassa e pompe di calore). Gli altri Paesi a superare o raggiungere il 50% sono:
L’Islanda (Paese EFTA) supera l’80%, soprattutto per il contributo dell’energia geotermica. Fanalini di coda sono Belgio e Paesi Bassi (8%) e Irlanda (6%). L’Italia si posiziona invece un po’ sotto la media europea, fermandosi al 19,9%.
Con riferimento al settore del solare a livello globale, BloombergNEF a inizio anno ha stilato alcune previsioni sui trend per il 2022.
Quest’anno, per la prima volta, potrebbe essere superata la soglia dei 200 GW di energia solare installata, con un range tra i 204 e i 252 GW.
Secondo le stime, inoltre, la produzione di polisilicio potrebbe aumentare del 39% e rappresentare una fornitura sufficiente a realizzare quasi 300 GW di prodotti. Ciò potrebbe portare, di conseguenza, a un possibile calo del prezzo del silicio (già in diminuzione a fine del 2021): da 37 a circa 20-25 dollari/kg nella seconda metà del 2022.
Altre previsioni fornite da BloombergNEF riguardano:
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