Sono diversi i decreti che hanno definito in maniera chiara la ripartizione degli incentivi dedicati alle comunità energetiche rinnovabili (CER) in Italia: in primis l’approvazione del Decreto Milleproroghe, poi quella relativa al Decreto sulle Comunità Energetiche (16 settembre 2020) e infine l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri delle bozze del decreto attuativo per ciò che concerne le Direttive RED II e IEMD. Fondamentalmente, si tratta di normative che hanno la funzione di favorire e incrementare la produzione di energia verde generata in maniera, ovviamente, sostenibile.
Le comunità energetiche sono dei sistemi in cui la produzione dell’energia, derivante da fonti rinnovabili, viene condivisa tra tutti i membri delle comunità stesse.Si tratta, essenzialmente, di associazioni delle quali possono far parte cittadini privati, enti locali, imprese o attività commerciali. La loro peculiarità è legata al fatto che i membri, qualora chiaramente possiedano impianti di produzione energetica rinnovabile (come ad esempio il fotovoltaico), possono auto-consumare l’energia prodotta grazie alla possibilità di condividerla.
La vera rivoluzione delle CER si basa sul fatto che esse rappresentino a tutti gli effetti delle nuove reti di distribuzione energetica, dove il paradigma “da uno a molti” viene sostituito con quello “da molti a molti”. Viene quindi semplice comprendere come chi consumi energia sia anche lo stesso che la produce, ottenendo perciò notevoli vantaggi economici derivanti non solo da un evidente risparmio, ma anche dagli incentivi recentemente introdotti.
Parlando di incentivi dedicati alle comunità energetiche rinnovabili, è importante innanzitutto ricordare che essi riguarderanno sia l’energia proveniente da fonti rinnovabili emessa su rete nazionale, sia quella condivisa tra i membri delle comunità stesse. Quest’ultima, ricordiamolo, riguarda l’energia prodotta dagli impianti ad energia rinnovabile ed auto-consumata dai membri delle comunità, anche grazie all’utilizzo di sistemi di accumulo.
Per ciò che concerne l’energia immessa nella rete nazionale, comunque, i membri delle CER potranno beneficiare del ritiro dedicato GSE (Gestore dei Servizi Energetici) o della vendita al mercato, che generalmente si posiziona attorno ai 50€/MWh.
La quota di energia condivisa, invece, è soggetta a un incentivo ripartito in due componenti:
Ricordiamo che per “energia condivisa per autoconsumo” si intende, per ogni ora, il minimo tra la somma dell’energia elettrica effettivamente immessa e la somma dell’energia elettrica prelevata dalla rete. Complessivamente, quindi, le comunità energetiche rinnovabili sono soggette a un incentivo di 119€/MWh per quanto riguarda la quota di energia condivisa.
C’è di più! Uno studio del Dipartimento di Energia del Politecnico di Torino ha elaborato degli algoritmi per ripartire gli incentivi all’interno della stessa comunità energetica.
Il processo di elaborazione si è basato su una simulazione in cui è stata presa in considerazione un’ipotetica comunità energetica composta da 100 famiglie e alimentata da un impianto fotovoltaico da 100 kWp. Il risultato ha prodotto sei ipotetici scenari per capire come condividere i profitti tra utenti e prosumers (con questo termine, derivante dalla fusione delle parole “producer" e “consumer”, si definisce l’”utente tipo” di una comunità energetica rinnovabile, che non si limita al ruolo di semplice consumatore ma produce anche l’energia che consuma). Il principale risultato di questo studio è legato alla scoperta che una CER ha la possibilità di rendere alcuni membri più redditizi di altri attraverso uno specifico meccanismo di remunerazione. Quest’ultimo, assieme alla necessità di identificare con chiarezza le tipologie di utenti coinvolti, risulta un aspetto fondamentale per massimizzare i profitti e per convincere tutti i membri a rimanere o entrare in una comunità energetica.
Inoltre, è importante ricordare che l’elaborazione di un metodo standardizzato basato su algoritmi consente di offrire la possibilità alle comunità energetiche di distribuire ai propri membri gli incentivi riconosciuti dal GSE, sulla base dei criteri inseriti nel regolamento e che attengono agli obiettivi della CER medesima. Ogni comunità energetica potrà infatti riservare una parte di incentivi a scopi sociali o progetti speciali che non siano direttamente vincolati all’energia, ma che risultano comunque coerenti con azioni atte al rispetto della sostenibilità ambientale.