Il fotovoltaico agricolo rappresenta un argomento oggi ampiamente discusso, anche grazie alle misure previste all’interno del PNRR. Prima di affrontarle in maniera più approfondita, reputiamo importante operare una panoramica che chiarisca l’importante ruolo che l’agrivoltaico ricopre per le aziende agricole, non solo in termini economici.
A differenza dell’agrisolare, il cui nome corrisponde ai normalissimi impianti fotovoltaici applicati su tetti di aziende agricole o di trasformazione di prodotti agricoli, l’agrivoltaico vanta delle pecularità che ne determinano l’importanza che oggi sta assumendo.
Rifacendoci alla definizione che si trova nel Position Paper di Italia Solare sui Sistemi Agrivoltaici:
l’agrivoltaico è un sistema in cui l’attività energetica e l’attività agricola (intesa anche come attività pastorale) coesistono ed insistono sulla medesima porzione di territorio. Questi sistemi possono essere implementati sia su aree agricole non utilizzate, sia su terreni già occupati.
Per riassumere, quindi, attraverso l’agrivoltaico l’utilizzo agricolo e zootecnico è coniugato alla produzione di energia, e quest’ultima non va a inficiare sull’attività agricola stessa, ma al contrario la agevola e la supporta.
Un progetto agrivoltaico deve annoverare, tra le sue caratteristiche imprescindibili, la necessità di basarsi sulle esigenze delle aziende agricole, senza dimenticare le caratteristiche dei terreni e delle colture specifiche e tutelando anche il paesaggio e l’ecosistema socio-ambientale. Da ciò si comprende con facilità come non esista un agrivoltaico applicabile su ogni tipo di terreno, ma ogni progetto ha le sue caratteristiche ed è “pensato su misura”. Fondamentalmente, potremmo parlare di un fotovoltaico ancora più sostenibile. Infatti, se quest’ultimo quando viene applicato sul terreno rischia di limitare l’attività agricola, l’agrivoltaico la favorisce apportando anche dei miglioramenti alle colture, e producendo inoltre effetti positivi relativamente all’ottimizzazione delle risorse idriche e alla protezione da agenti atmosferici dannosi.
È comunque importante ricordare che questi impianti non sono adatti ad ogni tipo di coltura, e quindi prima di installarli si impone come necessaria un’attenta analisi agronomica e geologica .
Innanzitutto, è di fondamentale importanza operare una distinzione tra impianti agrivoltaici e sistemi agrivoltaici avanzati.
Gli impianti agrivoltaici si dividono, essenzialmente, in due tipologie:
Abbiamo visto come gli impianti agrivoltaici rappresentino, oltre che una soluzione energetica vincente in termini economici, anche un validissimo supporto per attività agricola e pastorale.
Ecco, riassunti, i principali vantaggi di questi sistemi:
È anche utile conoscere quali tipologie di colture ben si adattano all’integrazione con impianti agricoltrici e quali, invece, non sono idonee a questo scopo.
All’interno del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) non si è dedicata particolare attenzione alle opportunità degli impianti agrivoltaici, concentrandosi quindi sugli impianti agrisolari, ossia sui classici pannelli installati sopra tetti delle aziende agricole.
L’obiettivo della misura è quello di promuovere l’installazione di 375.000 kW di nuova capacità di generazione di energia solare con una dotazione 1,5 miliardi di euro.
Si tratta di finanziamenti in conto capitale per il 40% della spesa ammissibile, tranne che per le Regioni meno sviluppate (Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) dove il contributo sale al 50%.
Potranno accedere ai contributi gli imprenditori agricoli, in forma individuale o societaria, le imprese agroindustriali in possesso di determinati codici ATECO (che saranno resi noti nel bando) e le cooperative agricole. Sono invece esclusi i soggetti esonerati dalla tenuta della contabilità Iva, aventi un volume di affari annuo inferiore a 7.000 euro.
Potranno essere incentivati impianti fotovoltaici tra 6 kWp e 500 kWp da realizzare sui tetti di fabbricati strumentali all’attività agricola, zootecnica e agroindustriale, inclusi agriturismi e, con il nuovo dm, imprese che si occupano di trasformazione dei prodotti agricoli.
È importante ricordare che gli impianti fotovoltaici sono ammissibili agli aiuti unicamente se l’obiettivo è quello di soddisfare il fabbisogno energetico dell’azienda e se la loro capacità produttiva non supera il consumo medio annuo di elettricità dell’azienda agricola, compreso quello familiare.