Come gestire l'installazione delle colonnine di ricarica nei condomìni? Ecco cosa dice la legge italiana in merito
Per la diffusione delle auto elettriche in Italia, poter contare su una rete di stazioni di ricarica sempre più capillare è, senza dubbio, un passaggio fondamentale. Tuttavia, se da un lato aumentare le colonnine pubbliche è comunque necessario, dall'altro è anche vero che un ruolo chiave è ricoperto soprattutto da quelle private: la media dei chilometri giornalieri percorsi da un automobilista, infatti, è in media tra i 40 e i 60 km, e nel 95% dei casi non va oltre i 200 km al giorno. Con auto elettriche sempre più performanti e a lunga autonomia, dunque, è chiaro che la maggior parte delle ricariche avvenga soprattutto durante le soste prolungate (a casa, durante la notte, o al lavoro, di giorno), mentre siano minori le necessità di fermarsi lungo il tragitto.
Ma come gestire l'installazione delle colonnine di ricarica nei condomìni? Vediamo cosa dice la legge italiana in merito.
Sul tema, la normativa di riferimento è il D.Lgs. 257/2016 (in attuazione della direttiva 2014/94/UE sulla “realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi”).
Come previsto per legge:
Vi sono, tuttavia, delle differenze da tenere in considerazione: vediamole insieme.
È la casistica più semplice. Il privato che ha intenzione di installare una colonnina di ricarica in condominio, nel proprio posto auto, deve soltanto comunicare la decisione all'amministratore, che si occuperà di verificare il rispetto delle norme di sicurezza e stabilire l'ammontare delle spese per l'installazione e l'aggiornamento del Certificato di Prevenzione Incendi (su questo tema potrebbe interessarti: Installazione colonnine di ricarica e linee guida dei VV.F). Tali costi sono, ovviamente, solo a carico del privato e non dell’intero condominio.
In questo caso, innanzitutto andrà presentata la domanda all'amministratore e richiesta l'approvazione in assemblea di condominio (maggioranza semplice). I costi andranno quindi spartiti tra coloro che avranno aderito al progetto di installazione, ovvero coloro che poi potranno usufruire dell'infrastruttura. Qualora qualcuno dei contrari dovesse, in seguito, cambiare idea, potrà pagare retroattivamente la quota per le spese sostenute e iniziare a usufruire della stazione di ricarica condominiale.
Nel caso, invece, tutti i condòmini fossero contrari, sarà comunque possibile installare l'infrastruttura di ricarica, a patto che:
Il Piano Strategico 2020-2022 presentato da Enel ha messo in evidenza un ambizioso progetto: quello di passare dagli attuali 82 mila punti di ricarica complessivi (pubblici e privati) a 736 mila entro il 2022. Chiaro, insomma, come da qui ai prossimi anni ci si attenda un vero e proprio boom della mobilità elettrica in Italia (i dati delle immatricolazioni nel 2019, d’altronde, confermano un trend in netta crescita). Ecco perché, sebbene ad oggi ancora premature, è bene comunque interrogarsi anche sulle possibili criticità che potranno emergere nella gestione delle colonnine di ricarica condominiali: dalla disponibilità delle stazioni alle tempistiche di utilizzo, per fare in modo di accontentare tutti i condòmini che vogliono usufruire dell'infrastruttura.
Tali regolamentazioni dovranno essere gestite dall'amministratore, per dare delle indicazioni chiare e univoche nelle modalità di utilizzo. Stai cercando una wallbox di ricarica efficiente e di ultima generazione? Scopri subito tutti i vantaggi di KEBA KeContact P30 oppure contattaci ora per avere maggiori informazioni.